Caro-energia, preparatevi ai prezzi più alti di auto, mobili (e pasta): 5 casi - Corriere.it

2022-04-22 19:28:46 By : Ms. Kitty Yan

di Daniela Polizzi, Alessandra Puato e Maria Elena Zanini2 febbraio 2022

La crisi Russia-Ucraina che rallenta le forniture di gas, la dipendenza dell’Italia dall’importazione, l’insufficienza delle fonti rinnovabili. Ma anche l’aumento improvviso della domanda di energia da parte delle aziende, dovuto alla ripresa dei consumi dopo un anno di fermo da Covid. Sono le cause dell’impennata dei prezzi dell’energia, che sommata all’aumento della spesa per le materie prime sta stringendo le imprese nella morsa dei costi industriali. «I costi della manifattura per la fornitura di energia sono passati dagli otto miliardi del 2019 ai 21 del 2021 e ai 37 del 2022, un incremento complessivo del 368% nel 2021 e di oltre cinque volte i costi sostenuti nel 2020 — dice la nota del 17 gennaio del Centro studi Confindustria —. Aumenti insostenibili, c’è il rischio concreto di perdere quote di mercato in modo irreversibile». Come reagiscono le imprese? A seguire trovate cinque casi dei settori tra i più colpiti: acciaio, carta, legno, ceramica, alimentare. C’è chi per mantenere i margini ha scelto di trasferire i rincari sui clienti, che significa poi un probabile aumento dell’inflazione (per esempio su auto, elettrodomestici, mobili). C’è chi sta valutando misure occupazionali, come nella ceramica che registra il paradosso: salgono gli ordini, ma è troppo caro produrre. Mentre l’alimentare ha aperto un tavolo con la grande distribuzione . «Per ora la chiusura degli stabilimenti non c’è, ma se la pressione durasse dovremo pensare a interventi per ottimizzare la produzione — dicono in Danieli, acciaio —. Il costo dei semilavorati, come i prodotti forgiati, è triplicato in un anno, il nolo marittimo è quasi decuplicato. E per la produzione di acciaio il costo dell’energia è triplicato, saremo obbligati a trasferirlo sui clienti, soprattutto nell’automotive». Confindustria suggerisce: «Sarebbe opportuno integrare la politica energetica con quella industriale». «Serve un piano energetico serio — dice Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy group al Politecnico di Milano —. Siamo in attesa del rifacimento del Piano nazionale integrato, alla luce anche dei nuovi tetti Ue di emissione di Co2. Ciò che possiamo fare per contenere il costo dell’energia è spingere sulle rinnovabili, ma ci vogliono quattro-cinque anni per autorizzare un impianto . Credo che il 2022 difficilmente vedrà cambiamenti significativi». Ma ecco i cinque casi. (a. pu. )

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