Si tratta delle risorse previste dalla delibera Cipe2018 per l’ammodernamento dei reparti oncologici anche, quello di Cosenza
REGGIO CALABRIA – La Calabria è tra le regioni del Mezzogiorno a non aver ancora speso i fondi della delibera Cipe 32 del marzo 2018 che prevede un finanziamento pari a 100 milioni di euro, in attuazione del decreto-legge 243/2016, per la riqualificazione e l’ammodernamento tecnologico dei servizi di radioterapia oncologica di ultima generazione nel Sud del Paese.
Le regioni interessate al finanziamento avrebbero dovuto presentare al Ministero della Salute, entro 180 giorni dalla pubblicazione, uno specifico programma di utilizzo delle risorse assegnate, che per la Calabria ammontavano a 9 milioni e 400 mila euro, tre dei quali assegnati al solo hub ospedaliero di Reggio Calabria.
Una procedura che né l’ex Commissario per la Sanità, Saverio Cotticelli,prima, né Guido Longo suo successore, avrebbero mai avviato. A differenza di altre regioni meridionali, quindi la Calabria non ha ancora avviato le procedure che permetterebbero di mettere al passo tecnologicamente reparti importanti come la Radioterapia oncologica in cui vengono trattati pazienti il cui rischio vita è molto alto in relazione alle patologie di cui soffrono. Un finanziamento che, una volta acquisito avrebbe consentito anche per gli ospedali della Calabria, ed in particolare i Centri di radioterapia oncologica degli ospedali hub di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, di potenziare e rinnovare le strumentazioni di cui dispongono.
Gli acceleratori nucleari di cui sono dotati, dal 2017, i reparti di radioterapia oncologica della Calabria, hanno consentito di trattare oltre 10mila persone, ma nonostante questo resta ancora lunga la lista d’attesa per molti pazienti, che spesso sono costretti, per l’urgenza delle cure di cui necessitano, a rivolgersi a strutture sanitarie di altre regioni, con i costi che ne derivano sia in termini personali che collettivi a causa della conseguente emigrazione sanitaria.
La presenza di nuovi acceleratori di seconda generazione consentirebbe quanto meno di raddoppiare e rendere più efficiente ed economicamente sostenibile l’intero sistema della radioterapia oncologica della Calabria. Con la legge finanziaria 2022, lo Stato ha adesso affidato la gestione e l’utilizzo di questi fondi alle Regioni.
Nel richiamare il cosiddetto ‘Decreto Calabria’, il legislatore ha affidato al Commissario ad Acta della Sanità in Calabria, ruolo oggi affidato all’attuale Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto “l’attuazione degli programmi sottoscritti con il Ministero della salute”, “avvalendosi – viene specificato nel decreto – allo scopo, dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa Spa – Invitalia, previo parere dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Ove necessario in relazione alla complessità degli interventi, il Commissario ad acta può nominare esperti individuati all’esito di una selezione comparativa effettuata mediante avviso pubblico tra persone di comprovata esperienza ed elevata professionalità, nel rispetto delle previsioni del quadro economico generale degli interventi”.
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Già individuate due strutture di proprietà della diocesi già idonee ed abitabili, per ospitare complessivamente circa 30 persone
CONFLENTI (CZ) – Il comune di Conflenti ha dato la propria disponibilità per accogliere una trentina di persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Il sindaco del piccolo centro del catanzarese, Emilio Francesco D’Assisi, ha comunicato la disponibilità al prefetto del capoluogo Maria Teresa Cucinotta.
L’iniziativa è stata presa, ha sottolineato il primo cittadino “d’intesa con don Adamo Castagnaro, Rettore della Basilica Madonna della Quercia, e con la comunità tutta. Allo scopo, sono state già individuate due strutture di proprietà della diocesi di Lamezia Terme, già idonee ed abitabili, per ospitare complessivamente circa 30 persone”.
“Già in passato – aggiunge il sindaco D’Assisi – il nostro piccolo borgo ha saputo essere accogliente e inclusivo, sia nei confronti della comunità ucraina, basti pensare all’accoglienza di minori subito dopo i fatti della centrale nucleare di Chernobyl, sia di altre comunità colpite da conflitti: è il caso della popolazione curda in fuga dalle proprie terre. Oggi più che mai, non possiamo chiudere gli occhi di fronte a ciò che sta accadendo e, oltre ad esprimere la nostra vicinanza al popolo ucraino costretto a fronteggiare le dure aggressioni militari, siamo pronti a dare sostegno e accoglienza a coloro che dovessero arrivare in Italia”.
La situazione di grande difficoltà è stata evidenziata da alcuni medici del nosocomio crotonese che hanno sollecitato l’intervento del management aziendale
CROTONE – Un focolaio Covid-19 sarebbe emerso tra alcuni reparti dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Crotone, dove negli ultimi tre giorni sono stati registrati almeno diciotto casi, coinvolgendo in particolare il reparto di Geriatria, ma anche quelli di Medicina, Nefrologia e Medicina d’urgenza. In questo meccanismo, si inserisce anche l’alto numero di ricoveri nel reparto destinato ai pazienti pandemici, mentre il personale medico è decimato dai contagi e dall’isolamento a causa di contatti con positivi. La situazione di grande difficoltà è stata evidenziata da alcuni medici del nosocomio che hanno sollecitato l’intervento del management aziendale per effettuare il tracciamento attraverso tamponi molecolari. Una ipotesi che, però, al momento, secondo quanto riferito, non sarebbe stato ancora attuato. Particolarmente critica la situazione in Geriatria, situato al quarto piano dell’ospedale in locali non sufficienti.
I pazienti, secondo quanto sostenuto dal personale sanitario, sono sempre oltre il numero possibile, con stanze piccole che ospitano anche sei posti letto ma con spazi destinati a quattro pazienti. A questo si aggiungono bagni fatiscenti, poco spazio per il personale sanitario e la totale assenza dei bagni dedicati al personale, costretto a utilizzare le strutture posizionate al sesto piano. “Condizioni – evidenzia il personale che opera in ospedale – che costituiscono un terreno particolarmente favorevole, soprattutto se a questo non si pone un argine bloccando i ricoveri e tracciando il personale”. Manca, inoltre, la codificazione di un piano che contenga le linee guida aziendali per la gestione di casi simili, per cui tutto rimane alle determinazioni del singolo medico di turno.
La pandemia ha causato una situazione di eccezionale difficoltà economica per il mondo agricolo. Gallo: “agevolazioni per le aziende calabresi”
CATANZARO – Snellire e diluire nel tempo gli obblighi burocratici delle aziende agroalimentari e forestali e degli enti pubblici beneficiari delle misure a investimento del Programma di sviluppo rurale, in difficoltà a causa dell’emergenza da Covid-19.
Questo l’obiettivo che ha spinto la Regione Calabria a prorogare l’efficacia del Decreto semplificazione, adottato nell’agosto 2020 per consentire ai beneficiari delle misure a investimento del Psr di provvedere – anche oltre i termini inizialmente fissati – alla presentazione di varianti progettuali ed alla realizzazione di lotti funzionali legati, nello specifico, alle Misure 1 “Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione”, 2 “Servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole”, 3, “Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari”, 4, “Investimenti in immobilizzazioni materiali”, 5 “Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione”, 6 “Sviluppo delle aziende agricole e delle imprese”, 7 “Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali”, 8 “Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste”, 16 “Cooperazione” e 19 “Leader”, in relazione ai progetti a gestione diretta dei Gal.
“La pandemia – ricorda l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – ha causato una situazione di eccezionale difficoltà economica per il mondo agricolo. D’intesa con il presidente Occhiuto abbiamo deciso di agevolare il più possibile a livello amministrativo quelle aziende virtuose impegnate a portare a compimento progetti a investimento con l’ausilio delle risorse europee e che a causa della pandemia, rispetto ai tempi stabiliti dai regolamenti comunitari, sarebbero in ritardo e da sanzionare. Con questo atto amministrativo intendiamo sollecitare la chiusura dei progetti e impiegare diversamente i fondi non utilizzati”.
A tal riguardo, a seguito del monitoraggio svolto dal dipartimento Agricoltura, al fine di accelerare la conclusione dei progetti, nonché di disimpegnare e reimpiegare i fondi pubblici non utilizzati dai beneficiari, si è inteso concedere una proroga d’ufficio al 2 maggio 2022 per i progetti di investimento concessi a soggetti privati o a enti pubblici che risultino avere presentato al 28 febbraio 2022 un avanzamento finanziario in termini di domanda di Sal; per i beneficiari che abbiano avuto notificata la lettera di concessione dopo il 31 dicembre; e per i progetti relativi all’intervento 6.2.1 “Aiuto all’avviamento di per nuove attività non agricole nelle aree rurali”.
La proroga si estende invece fino al 31 dicembre 2022 per i progetti relativi alla misura 8 “Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste” ed all’intervento 7.1.2. “Redazione e aggiornamento di piani di tutela e di gestione dei siti Natura 2000 nelle aree rurali”, in funzione della specificità delle operazioni previste. Il decreto in versione integrale è disponibile sul sito istituzionale.
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