Listini pesanti in Europa nel sesto giorno di guerra tra Russia e Ucraina, con il petrolio che arriva a 106 dollari (+10,8%), su nuovi massimi dal luglio del 2014 alla vigilia dell’incontro dell’Opec di mercoledì 2 marzo . La Borsa di Milano ha perso in chiusura il 4,1% (Ftse Mib ). Chiusura in forte discesa anche per le altre principali Borse europee, da Parigi (-3,94% a 6.396 punti) a Francoforte (-3,85% a 13.904 punti), da Madrid (-3,43% a 8.188 punti) a Londra (-1,72% a 7.330 punti).
In Europa In rosso tutti i settori principali nel Vecchio Continente, con particolare attenzione su quello bancario , da Credit Agricole (-6,42%), SocGen (-6,26%) e Commerzbank (-5,5%) a Intesa (-5,34%), Banco Bpm (-3,93%) e Unicredit (-2,72%). In difficoltà anche i petroliferi Bp (-1,16%) e Shell (-0,74%), nonostante la corsa del greggio su nuovi massimi dal 2014, in controtendenza Eni (+1,34%) ed Equinor (+6,25%), il gruppo norvegese che ha annunciato nella vigilia l’uscita dalla Russia . Pesanti i produttori di semiconduttori Asm (-4,27%) ed Ams-Osram (-4,18%) insieme ad Stm (-3,04%), mentre in campo automobilistico cedono i produttori di pneumatici Nokian (-10,06%) e Pirelli (-4,41%), insieme a Continental (-6,5%), Renault (-6,59%), Volkswagen (-5,43%). In luce Leonardo (+2,48%), dopo la decisione dell’Ue di inviare armi e finanziarne l’acquisto in Ucraina. Col peggioramento del listino Tim scivola ancora e cede l’8,5% a 0,35 euro. Alla vigilia del Cda, dove si attende una pulizia dei conti e un risultato in rosso, a soffiare sulle vendite sono anche le ipotesi di un no all’opa di Kkr che lo scorso novembre ha messo sul piatto 0,5 euro per azione . Su questa proposta Tim non si è ancora espresso. Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi risale a 140 punti, ma con il rendimento annuo all’1,37%, più che in Gran Bretagna (-1,48 punti), Germania (-1,63 punti) e Francia (-1,78 punti). Sotto pressione Diasorin (-3,25%), Stm (-2,96%) e Stellantis (-2,39%), il cui amministratore delegato Carlos Tavares presenta oggi il piano Strategico e parla di «effetti marginali e insignificanti» per il gruppo dalle sanzioni alla Russia.
In rosso tutti i settori principali nel Vecchio Continente, con particolare attenzione su quello bancario
L’andamento dei mercati
La mattinata finanziaria che segue i primi negoziati tra Russia e Ucraina a Gomel era iniziata in tensione per il sistema bancario. S&P ha infatti tagliato il rating di quattro banche russe: le controllate in Russia dell’austriaca Raiffeisenbank e dell’italiana Unicredit, oltre che delle russe Gazprombank e Alfa-Bank . Il rating, riporta Bloomberg, è stato messo sotto osservazione con implicazioni negative in quanto le banche devono affrontare accresciuti rischi geopolitici ed economici. «A nostro avviso l’escalation della tensione tra Russia e Ucraina, le operazioni russe in Ucraina e l’ampiamento delle sanzioni contro la Russia potrebbero portare a condizioni che alla fine destabilizzeranno l’economia russa e il sistema finanziario», hanno spiegato in un anota gli analisti di S&P. Rimane chiusa la Borse di Mosca per il secondo giorno consecutivo.
Sempre martedì il governo britannico ha anche inserito la più grande banca pubblica russa, il gigante Sberbank, nell’elenco delle sanzioni britanniche in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Vladimir Putin. Dopo aver preso di mira diverse istituzioni finanziarie la scorsa settimana e poi la banca centrale russa e il ministro delle Finanze, il Regno Unito ha annunciato nuove misure rivolte alle banche russe e la chiusura dei suoi porti alle navi di Mosca. Questi nuovi annunci mirano a «far morire di fame la macchina da guerra di Putin e anche a fare pressione su molti oligarchi che hanno bisogno di accedere al sistema finanziario internazionale», ha affermato il vice primo ministro britannico, Dominic Raab, parlando alla Bbc. Anche le banche ucraine sono sotto osservazione da parte di Moody’s , in ottica di downgrade. Si tratta di Privatbank, Savings Bank, Ukreximbank, la controllata di Raiffeisen Bank, Pivdennyi Bank, Tascombank, Bank Vostok. La revisione riflette le aspettative dell’agenzia che i rating delle 7 banche «saranno probabilmente declassati in caso di declassamento del rating sovrano dato che la maggior parte degli istituti ha una grande esposizione diretta - più del 100% del loro patrimonio netto - al debito nazionale». Per Moody’s «un conflitto militare prolungato in Ucraina aumenterebbe le sfide di liquidità nel sistema bancario, sconvolgendo significativamente l’operatività» del settore «e portando ad un significativo deterioramento dei profili di credito delle banche».
Ai massimi dunque il petrolio, che con la guerra in Ucraina continua a salire: il barile Wti al Nymex ha superato i 104 dollari, il prezzo più alto dal luglio 2014. Il barile aveva superato i 100 dollari già il 24 febbraio scorso, dopo l’attacco russo contro l’Ucraina. In questo momento, sale del 9,04% a 104,37 dollari al barile. Il 28 febbraio il Canada ha deciso di vietare tutte le importazioni di petrolio russo, ma finora è l’unico Stato ad aver colpito direttamente il settore energetico del presidente Vladimir Putin. Dall’inizio dell’anno, il prezzo del petrolio Wti sale di circa il 33%. I prezzi del gas sono schizzati alle stelle e balzano di oltre il 20%, sfondando la quota dei 118 euro per megawattora. Al Ttf il contratto sale del 20,326% a 118,635 euro. Riprendono a correre la maggior parte dei prezzi delle materie prime con l’escalation del conflitto in Ucraina e le sanzioni occidentali a Mosca , che hanno di fatto interrotto i trasporti aerei e marittimi minacciando i flussi di materie prime. Il grano è aumentato del 5% a 9,75 dollari per bushel per i timori che i problemi logistici possano provocare carenze.
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
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