Dalla prossima estate potremmo non aver nulla con cui girare il caffè erogato dai distributori automatici. Poco o nulla cambierà per i sostenitori del caffè amaro ma molto, e in peggio, cambierà per un intero sistema produttivo: quello delle palette da caffè in plastica che rischia di chiudere bottega, mandando a casa il 90% dei propri lavoratori.
A lanciare l’allarme è Confida, l’Associazione italiana distribuzione automatica. Un comparto che è “leader indiscusso a livello internazionale” e conta tremila aziende e oltre 33.000 lavoratori. A mettere a rischio la filiera è la direttiva Sup, che prevede di sostituire la plastica monouso con alternative naturali e più sostenibili. La direttiva è stata recepita dall’Italia attraverso la legge di delegazione europea (la numero 53 del 22 aprile) pubblicata da pochi giorni in Gazzetta ufficiale. Tra i prodotti monouso presi di mira ci sono, appunto, anche le palette in plastica. Il problema, spiega Confida, è che in questo momento non ci sono alternative percorribili. “La bioplastica compostabile - spiega l’associazione - non regge le alte temperature (tra gli 80 e i 90 gradi) delle bevande calde come tè, caffe e cioccolate. Il legno invece, oltre a non avere certificazioni di riciclabilità e a essere meno resistente della plastica all’umidità e al calore interni alla macchina, è un prodotto di importazione e quindi gli attuali produttori italiani a oggi leader europei nella produzione di palette in plastica rischiano di trasformarsi in semplici rivenditori di prodotti esteri”. Tanto che, a fine 2019, solo l’1% delle palette in commercio erano in legno.
Oltre a non esserci alternative pronte per l’uso, le imprese del settore non hanno una produzione diversificata. Ed è anche questo che le espone alla “tempesta” senza alcuna protezione. “Il comparto delle palette in plastica è composto da aziende italiane la cui attività si basa esclusivamente su questo prodotto” spiega la stessa Confida, aggiungendo che “i macchinari all’avanguardia utilizzati nel processo di produzione non possono essere riconvertiti nella produzione di accessori diversi dalla plastica e la loro conseguente dismissione causerà alle aziende una perdita di valore pari a milioni di euro”. Una crisi che si potrebbe ripercuotere su tutta la filiera della distribuzione automatica.
La legge fissa al 3 luglio 2021 il divieto di immissione nel mercato dei prodotti, ma è molto improbabile che questo termine venga rispettato secondo Stefania Di Vito, dell’ufficio scientifico di Legambiente: “La legge c’è ma l’Italia non ha ancora approvato il decreto attuativo. Anche se ce lo auguriamo, in questo momento è difficile pensare che il divieto possa davvero scattare dal 3 luglio”. Anche perché non è solo il decreto attuativo a mancare: “L’Italia deve anche approvare il suo Piano nazionale di riduzione con obiettivi di riduzione e rimozione di alcuni prodotti ben precisi. Questo è compito del ministero per la Transizione energetica”. Tutto questo, continua Di Vito, è probabile che non accadrà fin quando la Commissione europea non emanerà le linee guida sull’attuazione della direttiva, che sta già circolando sotto forma di bozza e il cui compito è quello di precisare nel dettaglio quali oggetti saranno messi al bando e quali no, “anche se è praticamente certo che tra questi ci saranno le palette”
Quanto alla mancanza di alternative, l’esponente di Legambiente spiega che “in questi anni non sono mancate le aziende che sono riuscite a riconvertire la produzione di manufatti in plastica. Pensiamo ad esempio ai bicchieri, che oggi è molto facile trovare in plastica biodegradabile e compostabile secondo gli standard europei”.
“Le palette in plastica - è il punto di vista del presidente di Confida Massimo Trapletti – sono prodotti riciclabili composti dallo stesso materiale dei bicchierini utilizzati nei distributori automatici. Per questo motivo, sono state incluse nel progetto RiVending voluto e promosso da Confida, Corepla, e Unionplast che si sposa con i principi europei dell’economia circolare fornendo un “fine vita” virtuoso alla plastica dei distributori automatici”. Il nostro caffè zuccherato potrebbe essere salvo ancora per qualche mese. Nel frattempo bisognerà però trovare un’alternativa più sostenibile alle palette in plastica.