Il lavoratore ha riportato un gravissimo trauma da schiacciamento alla testa ed al torace ed è deceduto nonostante i tentativi di rianimazione effettuati dal personale sanitario del 118 intervenuto sul posto con autoambulanza ed auto medica.
Nella mattina di venerdì 4 giugno, intorno alle 7.30, si è verificato un infortunio sul lavoro mortale a Leffe, alla Plastic Leffe. L’azienda produce sacchetti di plastica, imballaggi di plastica, film di plastica, granuli per estrusione di materiali plastici.
Un lavoratore di 59 anni, Bruno Bardi, residente a Carbonera in provincia di Treviso, autista della ditta esterna Codognotto Italia Spa di Salgareda si trovava nel piazzale della Plastic Leffe per scaricare imballi di plastica riciclata. Mentre il lavoratore si accingeva a scaricare il materiale dal proprio camion, dopo aver aperto il portellone posteriore e sganciato le cinghie che trattenevano il carico, due grossi imballi di plastica del peso di circa 5 quintali ciascuno sono precipitati dal pianale e lo hanno schiacciato. Il lavoratore ha riportato un gravissimo trauma da schiacciamento alla testa ed al torace ed è deceduto nonostante i tentativi di rianimazione effettuati dal personale sanitario del 118 intervenuto sul posto con autoambulanza ed auto medica. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri di Clusone ed il personale tecnico dell’Ufficio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Ats, sede di Bergamo Est, per gli accertamenti sulla dinamica. Sono anche intervenuti i Vigili del Fuoco per sovrintendere alle operazioni di scarico in sicurezza del camion, effettuate dal personale della Plastic Leffe.
“Non essendoci testimoni diretti dell’evento la ricostruzione è difficoltosa, e si dovranno comprendere le cause specifiche e precise che hanno portato alla caduta del carico – dichiara Sergio Piazzolla, responsabile Area Specialistica igiene e sicurezza del Lavoro Asl -. In generale si può dire che le aziende devono prevedere delle procedure operative accurate che poi devono essere ben conosciute e seguite dagli operatori per il carico , scarico, stivaggio e ancoraggio sui camion della merce ingombrante e pesante. Il materiale deve essere ben fissato durante il trasporto su strada e poi essere movimentato in sicurezza da parte dei lavoratori che devono essere appositamente addestrati e formati per queste delicate e molto rischiose operazioni. Purtroppo questi gravissimi infortuni che comportano lo schiacciamento da carichi pesanti sono ancora frequenti ed attuali”.
Cgil, Cisl e Uil Bergamo: “Siamo stanchi e arrabbiati, azioni concrete ora” “La forte ripresa produttiva che si sta registrando, soprattutto nel manifatturiero, in provincia di Bergamo non può essere pagata con il sangue dei lavoratori. Dall’inizio dell’anno le vittime nella nostra provincia sono 6. Un numero inaccettabile, visto che già un solo morto sarebbe di troppo in questa macabra contabilità – lo dichiarano in una nota congiunta delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo -. Il nostro impegno sul campo della sicurezza sul lavoro non si è mai fermato: l’anno scorso denunciavamo la mancanza di dispositivi di protezione per infermieri e medici, quest’anno abbiamo indetto presidi (due a Bergamo solo nel mese di maggio ) e manifestazioni per chiedere formazione, tempi di lavoro umani, controlli e rispetto delle regole. I nostri delegati e i nostri responsabili per la sicurezza vigilano ogni giorno nelle fabbriche e nei cantieri, sollecitando interventi e verifiche. Non si contano più i nostri comunicati di condoglianze alle famiglie delle vittime. Siamo stanchi, e sono stanchi i lavoratori che escono di casa la mattina senza essere certi di ritornare la sera. La crisi dello scorso anno e la ripresa economica appena iniziata non possono essere la scusa per ignorare le norme di sicurezza o per chiedere ai dipendenti di adottare ritmi forsennati che mettono a rischio la loro incolumità e salute. Lo abbiamo visto in molti casi, anche a livello nazionale: dispositivi di sicurezza sulle macchine e sugli impianti che vengono disattivati e manomessi perché rallentano la produzione. Anche a Bergamo abbiamo visto casi di questo tipo, che non temiamo di definire criminali. Siamo stanchi, e siamo arrabbiati. Siamo stanchi di sentirci i soli che alzano la voce su questo tema in un silenzio assordante. Siamo stanchi di leggere i necrologi di lavoratori, e di vedere che invece di interventi straordinari per aumentare sicurezza e controlli in quella che è una vera e propria emergenza sociale, vediamo che si preferisce andare in deroga alle norme sugli appalti in nome di uno sviluppo a qualsiasi prezzo.
Fit Cisl Lombardia: “Siamo sgomenti, ennesima tragedia sul lavoro” “Ennesima tragedia sul lavoro, siamo sgomenti. Morire così, mentre si lavora, essere travolti e schiacciati da una balla di polietilene del peso di 5 quintali. È semplicemente inconcepibile”. Così il segretario generale della Fit Cisl Lombardia, Giovanni Abimelech, commenta la notizia dell’incidente mortale accaduto questa mattina ad un conducente di camion 59enne, a Leffe in provincia di Bergamo. “Ormai la lista delle morti sul lavoro si allunga sempre di più. Ben ha fatto il presidente della Repubblica a sottolineare questo dramma. Tutta la struttura della Fit Cisl piange la scomparsa del lavoratore e si stringe al lutto dei suoi cari”.
Calderoli: “Non ci sono parole, solo lacrime e preghiere” “Anche oggi il territorio di Bergamo piange un’altra vittima sul lavoro – dichiara il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato -. Dopo il tragico incidente stradale mortale di ieri in autostrada a Piacenza in cui hanno perso la vita cinque lavoratori delle province di Bergamo e Brescia, oggi un camionista di 59 anni travolto e schiacciato a Leffe. Non ci sono più parole. Solo preghiere e lacrime per un’altra vita spezzata, per l’ennesimo lutto che colpisce il territorio bergamasco che sta pagando un tributo umano inaccettabile agli incidenti sul lavoro. Mi rivolgo ancora una volta al ministro del Lavoro, senza alcuna polemica: serve di più nei controlli, nella formazione, nelle misure di prevenzione e protezione”.
Si ringrazia Treviso Today per la foto della vittima Bruno Bardi.
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