Chiorino, i nastri che trasportano i cioccolatini pronti per la Borsa di Milano- Corriere.it

2022-04-22 19:29:41 By : Ms. Miley Liu

di Carlo Cinelli e Daniela Polizzi 08 feb 2022

«Potevamo essere l’ennesimo trophy asset italiano per una corporate internazionale. Abbiamo deciso invece di rilanciare con una quotazione a Piazza Affari. Cogliamo il momento, la spinta al consolidamento in un settore alla base dell’automazione industriale, soprattutto in Europa e Nord America. Vorremmo crescere sia per linee interne sia con operazioni di m&a. L’obiettivo è non essere prede ma aggregatori di altre realtà». I cioccolatini di Ferrero, Nestlé e Mars, i pacchi di Amazon e i biscotti di Mondelez avanzano allineati sui nastri trasportatori della Chiorino di Biella, 116 anni di storia industriale, guidata dalla stessa famiglia, con l’amministratore delegato Matteo Chiorino, 48 anni, quarta generazione di industriali piemontesi, che annuncia un percorso di quotazione atteso entro la primavera.

Oltre un secolo di storia L’azienda è nata a Biella in uno dei più antichi distretti industriali legati al tessile che hanno saputo innovare e anche trasformarsi. Certamente uno dei territori che in questa fase registra un grande attivismo imprenditoriale e sul fronte delle quotazioni in Borsa che ha visto protagonista Zegna a Wall Street. Chiorino, nel 1906 una conceria al servizio dell’industria tessile alla quale forniva cinghie in cuoio e tacchetti per i telai, si è evoluta come uno dei protagonisti nella produzione di nastri di trasporto e di processo, cinghie piane di trasmissione e manicotti in gomma. Tradotto, è uno dei campioni della movimentazione per tutti i principali settori industriali con in più, come dice l’amministratore delegato, «la capacità di fornire soluzioni chiavi in mano per ogni singolo cliente, talmente personalizzate da non essere spesso nemmeno oggetto di brevetto».

L’azienda è nata a Biella

Obiettivo lo Star di Borsa Per sbarcare al segmento Star di Piazza Affari, Chiorino ha scelto Equita e Goldman Sachs nelle vesti di coordinatori globali dell’offerta che vedrà un cocktail di aumento di capitale e vendita di azioni. Obiettivo, partecipare al consolidamento di un mercato frammentato dove i principali concorrenti mondiali sono la svizzera Forbo movement system, l’americana Intralox e un gigante come la Regal Rexnord , quotata a Wall Street con attivi per oltre 4 miliardi di dollari. Ma anche, più vicino, il la svizzera Habasit e l’olandese Ammega che dal 2018 è controllata da Partners group.

Il ruolo di Tip «Siamo determinati a dare continuità e profondità alla visione a lungo termine di Gregorio Chiorino, 76 anni, che prima da amministratore delegato e oggi da presidente esecutivo ha permesso alla nostra azienda di intraprendere un percorso strategico sfidante Il nostro è un progetto di una famiglia di imprenditori, abituata a vedere la finanza al servizio dell’industria», dice Chiorino. In quel mondo della finanza il gruppo si è affacciato nel 2017 con l’ingresso nel capitale al 20% del veicolo dedicato alle operazioni pre Ipo della Tip di Giovanni Tamburi. Che mantiene le promesse al centesimo, visto che il programma era la quotazione entro cinque anni. Ci siamo. In questi anni la vicinanza di Tip a Chiorino è stata costante, anche per la presenza nel board di Alessandra Gritti e Claudio Berretti, rispettivamente vice presidente/ceo e direttore generale della società milanese per gli investimenti. Nel board, oltre al presidente esecutivo e al ceo, c’è un’altra esponente della famiglia proprietaria, Elisa Chiorino. Al loro fianco, Andrea Gandini, avvocato dello studio Pedersoli e Luis Cediel, ingegnere chimico e manager di lungo corso.

L’80% dei ricavi all’estero In Borsa arriverà una realtà con 140 milioni di ricavi, per l’80% all’estero, che nell’ultimo esercizio ha messo a segno una crescita del fatturato di oltre il 25%. Hanno seguito i margini, caratterizzati da «un’espansione costante e pari in media al 20-22%, con una punta di oltre il 25% sulle vendite lo scorso anno». L’ebitda è stato tra i 36 e i 37 milioni. Il punto di riferimento è il mercato mondiale dove gruppi analoghi vengono valutati, a seconda del grado di specializzazione, con moltiplicatori del margine operativo lordo stabilmente superiori a 12 volte.

I concorrenti Matteo Chiorino Chiorino, 650 dipendenti all’estero su 950 totali, «ha 21 controllate sui mercati internazionali che fanno da antenne per l’industria cliente. Non semplici rappresentanze commerciali, ma un secondo livello produttivo», dice l’impreditore. La struttura è destinata a evolversi post quotazione sia per le attese sull’ultima acquisizione a luglio della statunitense Safari Belting systems — i cui sistemi saranno importati anche in Europa —, sia perché, spiega il ceo, «le opportunità di m&a nel continente nordamericano ci interessano e le valuteremo da vicino». La quotazione servirà a fare provvista per le acquisizioni. Ma sarà utile anche per rafforzare l’hub produttivo di Biella, dove è concentrata l’attività di ricerca e sviluppo, e in prospettiva per accelerare la crescita in Asia. «Ci aiuterà a essere più visibili sui mercati, anche per attrarre talenti».

La logistica Sul mercato dei sistemi di trasporto su nastro e cinghia si muovono grandi player, ma c’è anche molto spazio per crescere. La chiave è l’innovazione che attira investitori, disposti a pagare bene. A favore giocano le prospettive globali della meccanica, della robotica e in generale dell’automazione industriale, spinte da megatrend come l’ecommerce che ha messo sotto pressione la logistica e il packaging, settori di cui Chiorino è un anello chiave nella catena di fornitura nella cosiddetta intralogistica. Nei centri di distribuzione i suoi nastri trasportano i pacchi lungo le fasi di raccolta, smistamento ed etichettatura fino ai nastri telescopici che caricano il pacco sui camion per le consegne. Negli aeroporti accompagna i bagagli dal check-in fino all’aereo. «Il nostro è un settore con una crescita costante, non caratterizzata da trend improvvisi ed estremi. Questo piace al mercato», dice l’imprenditore.

Beretta e Rovagnati tra i clienti «La spinta è venuta anche dal cambio delle abitudini dei consumatori, — dice Chiorino — con l’uso di prodotti già confezionati in vaschetta che hanno fatto aumentare le necessità di produzione automatizzata». I clienti finali sono nomi come Bonduelle e McCain nell’alimentare, Ilapak, Imaforni e Ima nel packaging. Nell’industria della carne — dalla macellazione al taglio al confezionamento — vede clienti come Raspini, Beretta e Rovagnati. «Puntiamo sulla qualità dei nostri prodotti che lavorano anche 24 ore al giorno, garantendo soluzioni di risparmio energetico indispensabili per clienti del calibro per esempio di Amazon — dice Chiorino —. Del resto il nostro prodotto, pur con costi unitari contenuti, è un elemento critico di sistemi più complessi: è come in una macchina sportiva. Se monti Brembo, i migliori freni al mondo, non puoi avere pneumatici di scarsa qualità». Ora il gruppo biellese si allena per centrare l’obiettivo Piazza Affari. «Siamo entrati nel radar di gruppi finanziari e industriali, in Europa e negli Usa e questo alza l’asticella delle aspettative. Vogliamo continuare a costruire una bella storia italiana».

di Paolo Manazza e Luca Zuccala

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