Costruire un sentiero è come il giardinaggio (solo più violento) -

2022-05-13 19:25:56 By : Mr. QINGPEI SHEN

Costruire un sentiero è come il giardinaggio (solo più violento) di James Dziezynski (pubblicato su Trail runner, dicembre 2021) Traduzione di Roberto Pasini

Cinquant’anni fa potevi comprare candelotti di dinamite nel tuo negozio di ferramenta sotto casa (in USA ovviamente).

È vero: potevi andare dritto al bancone e dire “Dinamite, per favore”, ricevere alcuni candelotti, degli inneschi, una miccia, e saresti andato a casa, pronto a far esplodere in mille pezzi l’oggetto del tuo disprezzo: un ceppo, un masso, uno gnomo da giardino.

Anche se c’è una parte del mio cervello ancora in sintonia con il mio io quattordicenne amante del caos, non avevo una ragione legittima per desiderare la dinamite. Non fino a quando ho iniziato a costruire sentieri sul mio terreno di montagna in Colorado nel 2015. Ma avevo un sogno, un sogno di un miglio onesto di sentieri sulla mia terra. Sentieri perfetti per una veloce corsa in mountain bike, una passeggiata con il cane, una ciaspolata invernale o una semplice escursione con un amico.

La maggior parte dei sentieri inizia come semplici graffi.

Dovevo essere creativo con i tornanti e le curve in salita per farlo funzionare. Avevo bisogno di creare percorsi con la topografia che avevo a disposizione, ritagliando linee tra gli alberi, sempre diffidando di massi invincibili e di sfidanti ceppi sotterranei in agguato sotto lo strato di antichi aghi di pino.

Ho consumato tre picconi, quattro rastrelli di metallo e almeno 20 paia di guanti. Se un estraneo fosse arrivato sui miei proto-sentieri con un pacco di dinamite e si fosse offerto di trasformare un progetto di più giorni in un’esplosione di 30 secondi, non l’avrei rifiutato.

La tela per i miei sentieri era una vecchia concessione mineraria, un modesto appezzamento di 5 acri nelle colline a ovest di Boulder, Colorado e ripido come una pista da sci blu. Al di fuori di un singolo ripiano piatto (scavato all’inizio del 1900 grazie alla dinamite), non c’era praticamente terreno pianeggiante. A malincuore ho concordato con mia moglie che sì, quel terreno piatto era dove avremmo costruito la nostra casa, non i sentieri. Ma il resto era completamente aperto al lavoro sui sentieri.

Bisogna stare attenti a quei pozzi di miniera aperti!

Secondo i registri della contea, due miniere hanno operato sul nostro terreno tra il 1890 e il 1930. Una era un misero buco nel terreno che presumibilmente non ha prodotto altro che una sola caccola d’oro. L’altra, abbastanza larga da far entrare un SUV nella collina, produceva tungsteno. Ho imparato presto che mentre il tungsteno non ha lo status dell’oro, lo compensa nella resistenza.

La nostra terra è costellata di granito infuso di tungsteno, una specie di super roccia che si prende gioco di picconi e scalpelli. Colpire una di queste pietre con un piccone produce immediatamente una sensazione molto precisa di mignoli intorpiditi. Più di una volta, questi mega-massi mi hanno fatto venir voglia di abbandonare il progetto e di trasferirmi nelle pianure del Nebraska, dove tutto ciò di cui si ha bisogno per costruire un sentiero è una moto da cross con gomme tassellate.

C’erano altre difficoltà. Le giornate estive potevano essere terribilmente calde, spesso perché dovevo tagliare con la motosega le uniche fonti di ombra in nome della prevenzione degli incendi. La regolarità stagionale degli incendi e i temporali pomeridiani hanno spesso cancellato il tempo libero duramente guadagnato per la costruzione dei sentieri. Nell’estate del 2021, un flagello di cicale che cadevano dagli alberi mi pioveva sulla camicia, sui pantaloni e sugli stivali. Erano abbastanza abbondanti da richiedere la ritirata più di una volta. Le trovavo spesso quando mi passavo le dita tra i capelli sotto la doccia ore dopo aver messo via i miei attrezzi.

La costruzione di sentieri ha molto in comune con il giardinaggio. Offre ore passate all’aperto al sole e all’ombra, collegandosi fisicamente con il terreno grezzo, una licenza impenitente di sporcarsi e la possibilità di modellare un piccolo pezzo del pianeta Terra con le proprie mani. Come il giardinaggio, la costruzione di sentieri richiede pazienza; trascurare i dettagli porta a una scarso risultato. Come il giardinaggio, il lavoro non è mai veramente finito.

La parte arrabbiata è che non c’è modo di sapere se il lavoro del giorno creerà 200 piedi di sentiero piano e liscio o cinque piedi di inutilità bitorzoluta e brutta. Se si lasciano perdere i risultati, l’attenzione iper-presente all’immediato, “qui e ora” è molto vantaggiosa per la propria salute mentale.

È un lavoro duro, ma ne ho bisogno. Il lavoro sui sentieri fornisce uno scopo che non comporta particolari complessità o aspettative. È uno sfogo fisico che richiede muscoli e aggressività. Il lavoro sui sentieri incanala lo stress direttamente nella pelle del pianeta, dove viene diffuso in modo innocuo.

L’uso delle grandi armi: un trapano a percussione che fora il calcestruzzo.

Quasi tutti i sentieri che ho costruito sono stati fatti usando due semplici strumenti: un piccone da 5 libbre e un rastrello di metallo. La mia attrezzatura speciale include un piede di porco (che ho piegato cercando di rimuovere uno dei suddetti massi di granito al tungsteno), un trapano a percussione con uno scalpello e, in rare occasioni, un sacchetto di cemento espanso.

Il cemento espanso imita la dinamite ad azione molto lenta. Si possono frantumare i massi facendo dei buchi nella roccia con un trapano a percussione e riempiendo il vuoto con cemento bagnato. Il cemento si indurisce in un paio di giorni e spacca la roccia in una vittoria quasi soddisfacente. Non c’è esplosione, ma la roccia è comunque ridotta in macerie.

Ho acquisito una bella collezione di cicatrici da colpi di piccone erranti, rocce che rotolano inaspettatamente, spine di cactus, rami pietrificati e corteccia ruvida. I miei avambracci assomigliano alla pelle danneggiata dalla battaglia di Moby Dick.

Il 2020 è stato un grande anno per ritirarsi nei boschi e tirarsi fuori da una gran quantità di follia diffusa nel mondo in generale. Le mie sessioni di costruzione di sentieri sono sempre accompagnate da un audiolibro ascoltato ad alto volume per rendermi un po’ più intelligente e per avvertire la fauna selvatica. Solo in quell’anno, ho ascoltato 37 audiolibri diversi, tra cui quattro edizioni di Great Courses sul Medioevo, ognuna lunga più di 30 ore. Sapevate che le scale dei castelli erano progettate con le pareti a destra in modo che gli aggressori destrorsi che salivano non potessero tirare un fendente a tutta forza?

Ho passato molto tempo a lavorare su queste tracce.

Spesso ho perso il conto delle ore fino a quando l’oscurità che si avvicinava ha illuminato le prime stelle e i primi pianeti contro il cielo che gradualmente si oscurava. Sono stato fuori in tutte le stagioni – ostacolato dalla terra gelata e dal sole cocente, a volte benedetto dalle rare giornate fresche e nebbiose che sono le mie preferite. A volte medito pensieri grandi e piccoli, altri giorni lascio semplicemente che l’audiolibro pensi per me. La gente paga per questo tipo di tranquillità.

Ho completato un intero miglio di sentieri percorribili e pronti per le escursioni alla fine dell’estate del 2021. Il lavoro è durato cinque anni e ha incluso molte revisioni e messe a punto. Non mi sono nemmeno reso conto di avere un miglio completo fino a quando non ho camminato sui sentieri con un’app. che ha confermato che avevo effettivamente superato il mio obiettivo: 1,2 miglia in totale. Ci ho lavorato così a lungo che posso vedere i miei sentieri tagliati nella terra dagli occhi dei satelliti di Google. Ci sarà la manutenzione e altre varianti da costruire. Ma alla fine, i sentieri principali sono stati completati.

I sentieri offrono un raccolto diverso dai giardini. Ho creato un viaggio attraverso una foresta sul lato di una montagna. Qui posso camminare con mia moglie attraverso le ombre e la luce, nel bene e nel male. Qui posso far girare le gambe sulla mia mountain bike e dare una scossa al mio sistema cardiovascolare con una bella corsa. Qui posso vedere impronte di cervi, tacchini e volpi nella terra appena rastrellata. Qui posso guardare le tempeste che si avvicinano sopra cime occidentali.

Ed è qui, in un ritaglio speciale scavato con molta cura, che io e mia moglie abbiamo deposto il nostro amato cane di 17 anni Mystic. Ha esalato i suoi ultimi respiri guardando le montagne lontane e vicine che avevamo scalato insieme durante alcuni dei migliori anni della mia vita.

Posso evocare i fantasmi del mio passato ad ogni segmento di sentiero. Posso ricordare i libri che stavo ascoltando, le mie preoccupazioni quel giorno, le speranze e le paure, persino il tempo atmosferico. L’essenza di un’epoca è codificata in quei sentieri. C’è una storia nascosta scolpita nel terreno, disponibile solo per me e per coloro con cui la condivido.

Guardando avanti, mi aspetto il cambio di stagione e la compagnia di amici in questi boschi. Ho avuto la mia prima visita di un’alce e ho avuto il privilegio di osservare una famiglia di pettirossi crescere nell’incavo di un pino ponderosa morente. Ho visto un goffo giovane orso nero diventare un adulto aggraziato e curioso.

Ho fatto del mio meglio, ma chi sa per quanto tempo dureranno questi sentieri? La natura potrebbe un giorno reclamarli tutti. La mia speranza è che un giorno un viaggiatore astuto – un umano, un cervo, un coniglio, non mi importa – riconosca l’intenzionale, innaturale piattezza che si snoda attraverso il bosco e per un momento, riconosca l’immaginazione e lo sforzo che ha dato vita a questo passaggio sofferto che hanno scoperto. In quel momento, mi piace credere che avrò raggiunto una sorta di sottile immortalità, quella che rende il proprio viaggio un po’ più facile.

Il lavoro non è mai veramente finito. Questo fa parte del suo fascino.

Come capita spesso, l’America propone cattivi esempi che inquinano il progresso della civiltà. Ma vedo con tristezza che si diffonde anche in Italia il mito della sopraffazione tecnica, anche nelle province dove il rispetto della natura è maggiore. Anche in provincia di Trento o di Bolzano l’aggiornamento stradale ripete il modello dell’aggiornamento digitale: di più e più grande (upgrade), e trasforma il sentiero in mulattiera, la mulattiera in strada, la strada in superstrada, la superstrada in autostrada. Basta percorrere per esempio la strada per il Würzjoch (il passo delle Erbe) o per il  Reiterjoch (il passo di Pampeago nella pseudolingua dei turisti italiani).

Roberto @20 Converrai che ripristinare un vecchio sentiero montano o scavare un chilometro e mezzo di ‘vialetti’ nel proprio ‘ giardino ‘ sono due cose diverse. Vegetti @20 Mi pare evidente che parlo per me medesimo e nessun altro. Vegetti @24 Il tipo in questione sul suo terreno può volendo ricavare una autostrada . Io non vedo quanto  ci ‘azzecchi’ con un magazine di Trail running o con un blog che parla di ambiente alpinismo e montagna, lo sapranno le redazioni.  Saluti.

 Se si accede a”Sat sentieri del  Trentino”si trova di tutto di piu’.Tuttavia dopo la tempesta Vaia i soci e volontari hanno avuto e tuttora stanno sopportando un bel darsi da fare per renderli ancora percorribili. Ricevono pure contributi…ma le braccia  gambe e  le schiene chi le mette?.Sarei curioso di vedere il giorno delle riaperture..banda e taglio nastro con folla che non ha mosso un dito o semplice comunicato o cambio di colore nella mappa online??Forse i sentieri meno  frequentati sarebbe stato meglio riconsegnarli alla natura.

Mario, una piccola aggiunte che ho dimenticato: i sentieri se li è costruiti sulla SUA terra, non in spazi pubblici… Ancor di più, quindi quello è il SUO personalissimo e privato succo…

Sapevate che le scale dei castelli erano progettate con le pareti a destra in modo che gli aggressori destrorsi che salivano non potessero tirare un fendente a tutta forza? Chi abbia visitato Castel del Monte questo lo sa. Il Castello fu voluto da Federico II come luogo di piacere, non di difesa; per questo le sue scale, ovviamente a chiocciola, girano in senso antiorario (salendo). Perché chi scende le scale incontro all’ospite non ha alcuna necessità di impugnare la spada, e si regge alla ringhiera con la destra. Non gli serve la spada, e non l’avrà l’ospite che sale le scale con la mano destra libera.

Mario. Certamente i gruppi con i quali lavoro io non sbancano il territorio ma ri-aprono antiche tracce abbondonate, che qualcuno un tempo ha aperto  “violentando” a volte in modo dolce, a volte in modo più invasivo i luoghi naturali. Bello ad esempio riaprire i curatissimi itinerari che collegavano le cave dietro Lavagna e commovente e romantico pensare alle file di ragazze che li percorrevano cantando e a piedi nudi, per non scivolare, con la pietra di ardesia sulla testa. Fa tanto Arcadia, un ideale ricoorrente nell’eta’ moderna, immortalato in numerose opere d’arte.  Ma non belli i mucchi di “ciappe” abbandonate in mezzo al bosco.  O i terrazzamenti perfetti e grandiosi, tutti collegati tra loro da scale e camminamenti, che facevano sparire il bosco per farci crescere il fieno per gli animali o il grano e che ora il bosco ha rivendicato a se riconquistandoli. A me pareva interessante l’idea che l’apertura o la riapertura di sentieri sia una manifestazione di quel “giardinaggio” continuo della natura che noi umani da sempre pratichiamo per ragioni utilitaristiche ma non solo e che ci attira profondamente, ancora oggi, procurandoci tante emozioni profonde di vario genere oltre a indubbie utililita’. 

Scusami Mario, ma forse tu parli del TUO succo della storia, non del suo… 

18) Roberto, non sono solo stupito. Ho frequentato gli States in lungo ed in largo, larghi  sentieri sulle Sierras e stretti camini offwidth compresi e so di cosa parli. Le automobili  sono piu’ piccole che in passato, non cosi’ le strade e nemmeno le mulattiere. Mi stupisco che questo signore negli anni 2015\2021 non sia ancora arrivato a capire che il succo della storia non sta nel violentare un pezzo di bosco per girarci con il triciclo o il tosaerba off size , ma starebbe (siamo a Boulder -che ha una lunga storia di comunita’ outdoor – non a Los Angeles) nello sdraiarsi sul prato col naso per aria e godersi la luce . In questo sono totalmente in linea con quanto dice  Merlo. Ciao

Mario. Capisco la tua meraviglia. Tuttavia le cose vanno contestualizzate. Sei mai stato in Colorado e a Boulder e dintorni? È tutto in un’altra scala, dalle auto, al cibo, ai sentieri, agli animali, ai temporali pomeridiani, alla quantità di neve che cade nell’inverno, alle dimensioni delle baite. E anche loro ragionano in un altro modo verso l’ambiente, anche quelli che magari sono più simili e affini a noi. Non mettono un chiodo che sia uno sulle Flat Irons per purismo e poi girano con fuoristrada dalle dimensioni pazzesche, anche gli alternativi. Cultura diversa. Io non mi sono meravigliato che costruisse quelle autostrade, che nella sua percezione rispetto al contesto probabilmente sono piccole tracce. E posso immaginare anche il tipo di casa che si è costruito. Tipo quella di legno che avevo affittato io da un ranger di Grand Lake. In due ci perdevamo. Forse quello che conta è più il racconto di un’esperienza personale senza avventura ma ugualmente intensa sulla porta di casa. 

All’escursionista è idealmente affidata la memoria storica di un patrimonio plasmato dalla fatica, dal sacrificio, dalla caparbia determinazione degli uomini della montagna. Più che ad ogni altro frequentatore della montagna, è demandata la conservazione di questo ingente capitale culturale. (Salsa 2010) Esistono anche metodi molto meno invasivi rispetto al menzionato uso del cemento espanso. vi consiglio di andare a guardare il sito di I.M.B.A.  https://www.imba-italia.org/ La natura incontaminata non esiste più e a maggior ragione in Italia e nei luoghi più prossimi a noi e antichi del passaggio della storia e dell’evoluzione culturale, tecnica e sociale dell’uomo, la natura è stata ampiamente modificata, dissacrata e scolpita dalla mano delle attività umane.

Cosi’ costui ha speso 5 anni per ricavare sentieri piatti e larghi nel bosco intorno a casa. per poi misurarli con una app. Cinque anni spesi male. Poveraccio lui.

Gli essays a tema “outdoors” degli autori americani mi piacciono un sacco. Se vi è piaciuto questo articolo, vi suggerisco i libri di Pete Fromm. In italiano è stato tradotto Indian Creek: https://www.kellereditore.it/prodotto/indian-creek-pete-fromm/  

A me è piaciuto. Non riesco a capire Merlo, ma ormai ci ho fatto il callo. Per lui la realtà quotidiana è solo distruzione (di tutto, persone, posti, menti). Eppure, qualche via a spit l’avrai pur salita, usi la tecnologia meno ecologica che c’è (il computer), magari hai anche l’auto. Magari avrai usato un treno, un aereo e una nave, non il biroccio trainato da cavalli o i soli piedi. Magari hai il frigo, la tv, il cellulare, il riscaldamento. E sei qui a parlare dei bei tempi andati. Bei tempi per chi? Per quanta parte dell’umanità? Suvvia.

Andrea Parmeggiani. Parlavo in generale, ovviamente e limitatamente al mio piccolo punto di osservazione. Faccio sempre una gran fatica a tirar su squadre numerose e siamo spesso vecchietti con forza fisica limitata. E per fare certe cose ci vuole forza fisica anche se oggi ci sono molti strumenti meccanici a disposizione, ma sui pendii pesano anche loro. Forse sei già arrivato precocemente alla saggezza 😀 Scherzo ovviamente. A proposito del fatto che non si finisce mai di imparare. Per ingenuità anch’io sono partito con strumenti pesanti (piccone, mazzetta e pala, grossa motosega e decespugliatore spalleggiato molto potente) e non ho fatto caso allo sguardo perplesso di chi che me li ha venduti. Poi la mia schiena mi ha fatto fare un bagno di umiltà e sono passato alla versione light, anche se non proprio quella della Barbie. Ci vuole più tempo ma è più facile da portar su e da maneggiare se non sei un baldo muratore rumeno. Ora devo andare. Buona giornata. 

@Pasini Nei tempi e modi che mi permette il poco tempo libero a mia disposizione, la manutenzione dei sentieri esistenti è una attività che farei volentieri

“Parole al vento” soprattutto, penso, a causa che la cultura – del progrsso – spinge in senso opposto.

Ho osservato che quando si tratta di fare “manutenzione” e “conservazione” il numero delle persone disponibili cala rapidamente. Molti amano il valore “terapeutico” della manualità connessa all’andare per monti ma deve esserci di mezzo una qualche sfida, qualche avventura, anche se minima, altrimenti l’attività sembra noisa e poco motivante. Forse sarà legato al ciclo di vita e alla disponibilità di tempo e a quello che gli anglosassoni chiamano senso della “legacy”, una motivazione che cresce con gli anni, se invecchi bene. Altrimenti rischiano di prevalere rancore e risentimento, come vediamo spesso nei social. Anch’io quando ero giovane non ero molto disposto a investire il mio poco tempo libero in attività diciamo meno “performanti”. È un peccato però che si trascurino queste esperienze, anche se è vero che ci sono dei tempi necessari di “maturazione” e in certe fasi ciò che ti dicono quelli più avanti sono parole al vento. 

Non è questione di rifiutare i cicli. La questione è l’inettitudine del cosiddetto progresso a mantenere il valore umanistico del tempo manuale, analogico, tradizionale, creativo, stagionale, cosmico. È riconoscere il suo significato terapeutico antialienativo. Ma forse non ne è inconsapevole,  alienare le personece è un suo intento.

@Matteo Su un terreno granitico arricchito al tungsteno dubito che sarebbe sufficiente camminarci sopra per battere la traccia ;-)Molto carino e divertente l’articolo 

Ci ho lavorato così a lungo che posso vedere i miei sentieri tagliati nella terra dagli occhi dei satelliti di Google. 

Chissà che ne penserebbe Mountain Wilderness

A Roma si usavano le antiche pietre per costruire edifici nuovi. Forse è sempre stato così e forse sempre lo sarà. Progresso e conservazione. Avanti e indietro. Demolizione e ri-costruzione. Abbandono e riscoperta. Due anime ci straziano il petto, disse il poeta. In un continuo e incessante ciclo naturale.  Amen e buon proseguimento. PS. A proposito delle diatribe di ieri consiglio la lettura dell’articolo di Boncinelli apparso domenica sul Corriere. Il punto di vista “strategico” del genetista darwiniano che vede le cose nel tempo e non solo in modo antropocentrico. Dovremmo farcene una ragione, anche se è dura.

“mulattiere e costruzioni che testimoniano la dura vita di chi ci ha preceduto. Le loro fatiche e le loro gioie e i segni della loro fede”, la loro arte, la loro intelligenza, la loro manualità, la loro tradizione, la loro cultura. Nelle mulattiere e altro. Tutto buttato al macero del progresso.

Per fare un sentiero in cinque anni sarebbe bastato fare avanti e indietro a piedi lo stesso miglio tutti i giorni: quelle che ha fatto sono autostrade!   Comunque sono affascinanti le descrizioni, le motivazioni e gli stati d’animo e come vengono raccontati (anche se un piccone da 2 kg mi pare veramente un po’ piccino prima di pensare alla dinamite!)

Non siamo in Colorado e qui da noi c’è più da ri-aprire che da aprire. In questi due anni di Covid ho dedicato una parte importante del mio tempo a ri-aprire antichi sentieri qui nel Levante ligure. A volte da solo, a volte con altri volontari. In tutte le stagioni. Mi ha dato una grande soddisfazione, ho imparato un sacco di cose e ha fatto molto bene alla mia salute fisica e mentale. In più ho anche risparmiato i soldi della palestra. È davvero emozionante scoprire sotto uno strato di rovi antiche mulattiere e costruzioni che testimoniano la dura vita di chi ci ha preceduto. Le loro fatiche e le loro gioie e i segni della loro fede. Quando vado da solo spesso ho incontri ravvicinati con tanti animali. Facendo questo lavoro entri in contatto con il passato, ti senti parte di una lunga storia e ti consoli per la brevità della tua vita individuale. Una sorta di rito panteista che ti fa capire, nel piccolo, quanta emozione provino gli archeologi quando fanno le loro scoperte. Consigliabile accanto all’andare per monti, soprattutto invecchiando. Un ottimo antidepressivo. Più efficace dei social. 

Molto yankee, ma l’ho trovato interessante perché mi sono rivisto mentre mi costruivo casa. Il terreno pendente come una pista blu qui da me non c’è. Se qui facessero delle piste da sci, sarebbero tutte nere.

Esistono anche sacchetti di semi di erbe selezionate che attecchiscono ed aderiscono tenacemente  a quote medio alte. . Chi è contrario a tali deturpazioni, potrebbe percorrere i sentieri (aperti a suon di dinamite e picconi e logorio di ruote) e ..seminare…seminare..nel periodo più adattto anche con ausilio  di droni.L’estate scorsa  in zona prealpi friulane…avevo la  carta con mappa di alcuni sentieri sponsorizzatida azienda turistica locale, c’erano pure i cartelli, ma le erbe e i rovi..avevano ricolonizzato il terreno alla grande…sembrava una giungla.

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