Sono attesi per venerdì 19 novembre il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l'assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla e il Sindaco di Bologna Matteo Lepore e i molti sindaci dell'Appennino. La società: "Dispiaciuti per questa situazione, siamo disponibili ad approfondire possibili ipotesi di reindustrializzazione del sito"
Gaggio Montano. Al fianco dei lavoratori della SaGa Coffee (che fa capo a Evoca Group di Valbrembo) di Gaggio Montano, in provincia di Bologna, arrivano i vertici delle istituzioni. Sono attesi per venerdì 19 novembre il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla e il Sindaco di Bologna Matteo Lepore e i molti sindaci dell’Appennino.
I politici scendono a fianco dei 220 lavoratori (170 sono donne) che dal 4 novembre scorso, sono in presidio fuori i cancelli dello stabilimento ex-Saeco (oggi di proprietà del gruppo bergamasco Evoca produttore di macchine da caffè con stabilimenti in tutt’Europa) dopo l’annuncio da parte del gruppo, di chiudere lo stabilimento dell’Appennino Bolognese entro il 31 marzo 2022 e trasferire tutte le attività in Spagna, Romania e Valbrembo.
LA POSIZIONE DEI SINDACATI “È inaccettabile la modalità con cui Evoca Group vigliaccamente ha svuotato i magazzini del sito di Gaggio Montano, per poi annunciare la scelta delocalizzazione della produzione. Le aziende hanno una responsabilità sociale, non possiamo più tollerare che abbandonino siti e territori senza lavorare ad una soluzione lavorativa alternativa come avviene in tutt’Europa”, dichiara la responsabile dell’ufficio internazionale della Fim Cisl Barbara Arsieni, coordinatrice europea del Cae (comitati aziendali europei) di Evoca Group.
“È un comportamento vile e predatorio che non possiamo più accettare. Sono qui – continua la Arsieni – anche per portare la solidarietà di IndustriALL Europe, il sindacato europeo che rappresenta milioni di lavoratori delle industrie minerarie, energetiche e manifatturiere in Europa – che con il Segretario Luc Triangle ha espresso la solidarietà alle lavoratrici e lavoratori di Gaggio Montano ed è pronto, insieme a noi, a combattere questa battaglia. L’azienda deve ritirare subito la procedura di chiusura e delocalizzazione del sito di Gaggio Montano e sedersi al tavolo sindacale con l’obiettivo di trovare una soluzione industriale per il mantenimento dell’occupazione e delle condizioni di lavoro per tutti i 220 lavoratori, di cui ricordo 170 donne, di Gaggio Montano. Un presidio industriale importante per l’economia dell’intero territorio”.
“Chiediamo che l’azienda ritiri da subito la chiusura dello stabilimento, questa è la condizione per avviare qualsiasi tipo di confronto – afferma Primo Sacchetti della Fiom-Cgil -. Inoltre deve esserci la copertura degli ammortizzatori sociali. Confidiamo che la Regione possa davvero partire qualcosa contro le delocalizzazioni, perché altrimenti continueremo a protestare”.
“Nel nostro stabilimento di Gaggio Montano ci lavorano intere famiglie, ma anche donne sole con dei bambini da crescere – rimarca Anna Nappi, una lavoratrice di SaGa Coffee -. È infatti necessario sottolineare che l’80% di chi lavora in questo stabilimento è rappresentato da donne. Noi siamo qui da oltre 20 anni e da un giorno all’altro ci ritroviamo a dover presidiare i cancelli della nostra azienda giorno e notte per difendere la nostra dignità. Siamo orgogliosi che la nostra lotta sia sostenuta dall’intera comunità”.
“Chiediamo impegni concreti in vista dell’incontro che si terrà in Regione il 23 novembre al quale parteciperanno i sindacati e i vertici della proprietà nella persona dell’amministratore delegato Andrea Zocchi” conclude Anna Nappi.
LA POSIZIONE DI EVOCA Evoca Group precisa che il 5 novembre scorso “ha annunciato – durante un incontro con le RSU e le relative Organizzazioni Sindacali – l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Saga Coffee a Gaggio Montano entro la fine del 2022 e la necessità di cessare le produzioni entro il primo trimestre dello stesso anno. Questa difficile decisione è il risultato di un’approfondita analisi del mercato, che ha evidenziato la necessità di razionalizzare l’assetto industriale del Gruppo, a causa della sovraccapacità produttiva che lo caratterizza, e l’impossibilità dello stabilimento di Gaggio Montano di raggiungere i necessari livelli di competitività richiesti dal segmento Office Coffee Service (OCS), la cui offerta riguarda piccole macchine da caffè per l’ufficio”.
“Il gruppo soffriva, già dal 2019, di una situazione di sovraccapacità produttiva in Italia e in Europa, con particolare riferimento allo stabilimento di Gaggio Montano”.
“In questo contesto, l’emergenza sanitaria ha contribuito ad accentuare le dinamiche di un settore già particolarmente sfidante, deteriorando ulteriormente la situazione di sovraccapacità produttiva di Evoca Group e le condizioni dello stabilimento di Gaggio Montano, dove le diverse misure già implementate per dare una prospettiva allo stabilimento non sono più sufficienti – prosegue la nota diramata dalla società -. Prima di giungere a questa decisione, Evoca Group ha preso in considerazione tutte le alternative percorribili alla chiusura dello stabilimento, nessuna della quali si è rivelata sostenibile. La società è dispiaciuta per l’impatto che questa decisione avrà sui lavoratori e lavoratrici, le famiglie e le comunità locali”.
Il 9 novembre scorso i vertici di Evoca Group hanno preso parte all’incontro organizzato dalla Regione Emilia-Romagna alla presenza delle Organizzazioni Sindacali e delle RSU. “Durante l’incontro – conferma la società – abbiamo ha ribadito la nostra piena disponibilità a proseguire il dialogo con spirito costruttivo con le Istituzioni e i rappresentanti dei propri dipendenti, al fine di definire un percorso congiunto e identificare tutte le opzioni percorribili per minimizzare l’impatto sociale sulle persone e le comunità locali. In questo contesto, Evoca Group ha accolto l’invito della Regione a utilizzare le prossime due settimane per approfondire possibili ipotesi di reindustrializzazione del sito”.
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