Giallo di Trieste, tracce del Dna di Liliana su sacchi, cordino e bottiglia: si rafforza la tesi del suicidio - Il Piccolo Trieste

2022-07-01 18:22:16 By : Ms. Zhang Claire

La Scientifica ha trovato tracce della donna in «grande quantità» sugli oggetti rinvenuti addosso e accanto al corpo

TRIESTE. Dna di Liliana dappertutto. Sui sacchi neri in cui era infilato il corpo, sui sacchetti di nylon che le avvolgevano la testa e sul cordino che stringeva quegli involucri attorno alla gola.

L’indagine sul giallo della sessantatreenne, scomparsa il 14 dicembre e trovata morta il 5 gennaio nel bosco dell’ex Ospedale psichiatrico, è ancora in corso. Ma le tracce rinvenute sugli oggetti repertati dalla Scientifica al momento della scoperta del cadavere, analizzati in laboratorio, stanno finalmente rivelando qualcosa. Da ambienti investigativi trapela che il Dna di Liliana Resinovich è presente in «grande quantità».

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Circostanza, questa, che avvalora la tesi del suicidio: Lilly avrebbe maneggiato quegli oggetti prima di morire. In questa prospettiva, sarebbe stata lei stessa a infilarsi i sacchetti di nylon al volto, per togliersi il respiro. Così i sacchi neri. Tra l’altro alcune indiscrezioni indicano come una considerevole quantità di impronte della donna sia stata rilevata proprio sull’imboccatura di quei sacchi. E poi la bottiglietta di plastica, con dentro del liquido (acqua?), raccolta accanto al corpo. Lilly potrebbe esserne servita per ingerire sostanze o farmaci: sarà il test tossicologico a svelarlo. Sul beccuccio (rosso) sono spuntate tracce di Liliana.

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Bottigliette dello stesso tipo, proprio con il beccuccio rosso, erano peraltro nella disponibilità della sessantatreenne, in casa. Lei e il marito avevano l’abitudine di conservarle per poi usarle come borracce nelle gite in bici. Inoltre la Mobile – a cui il pm Maddalena Chergia ha affidato le indagini – in un sopralluogo nell’alloggio della coppia ha trovato in una borsa molti sacchetti di nylon trasparente, leggero, con il marchio Conad, che i coniugi Visintin conservavano per l’umido. Lo stesso tipo di involucri in cui era avvolta la testa.

Lilly, insomma, avrebbe fatto tutto da sola portandosi da casa il materiale per togliersi la vita? Va detto, infine, che sul cordino che stringeva il nylon al collo è stata rinvenuta una traccia debole di Dna con cromosoma maschile, che «annega», rivelano fonti investigative, in tantissimo Dna della donna. Potrebbe trattarsi di una contaminazione.

Cosa è successo, dunque, a Lilly? L’indagine pende per il suicidio. A meno che non ci sia una mano assassina. Che, indossando i guanti, potrebbe aver fatto toccare quegli oggetti alla donna dopo averla uccisa. Possibile? Ma l’autopsia e la Tac non hanno individuato segni di violenza. «Siamo ben lontani dall’aver concluso le indagini, stiamo lavorando», afferma il procuratore Antonio De Nicolo.

Sebastiano Visintin, il marito, è stato convocato giovedì in Questura. La Scientifica ha prelevato il suo Dna attraverso un test salivare. —

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