La Blondie di Gucci è la borsa più amata dalle celeb, ecco perché

2022-08-26 18:16:19 By : Ms. Aurdury FU

La Blondie, it-bag di casa Gucci, conquista tutti (ma proprio tutti)

Alessandro Michele lancia greatest hits come se non ci fosse un domani. Indugia sul passato, rimescola le carte, collega epoche e stili e sforna best seller che fanno impazzire, rendendo Gucci (report di Lyst alla mano) il brand più desiderato del pianeta. Nuovo re Mida della moda, lo stilista romano fa diventare oro tutto ciò che tocca: è successo con le Gazelle realizzate in collaborazione con Adidas che, sempre secondo i dati, sono al secondo posto delle ambizioni modaiole femminili, ma è successo anche con la Blondie, instant crush di stagione a partire da quel nome vezzoso che rimanda ad un mondo tutto glamour e lustrini. E in effetti, la presentazione ufficiale, era avvenuta sulla via simbolo dello star system: quella Hollywood Walk of Fame che ha visto sfilare, lo scorso novembre, la Gucci Love Parade, omaggio al cinema che per Michele è affare di famiglia, tributo alla ritrovata voglia di far festa nel segno dell’estro più creativo che c’è.

È saccheggiando a mani basse dagli archivi della Maison fiorentina che arriva la Blondie: silhouette smussata e versatile, capiente al punto giusto senza essere sgarbata nella sua versione messenger, scrigno compatto e ultra sciccoso nella sua interpretazione a clutch. Se l’ispirazione guarda all’archivio e ad un modello ideato nel 1971, la realizzazione è invece tutta proiettata all’oggi, con diverse proposte di tessuti- dalla pelle, al camoscio, all’iconico GG canvas- e colori, con una palette che va dal panna al nocciola, passando per il rubino e lo smeraldo. Furbissime anche le tracolle intercambiabili: in pelle per un look più sofisticato, in tessuto Web per il giorno. Optare per la versione mini se si vuole arrivare fino a sera: la tracolla è una catena dorata da avvolgere alla mano all’occorrenza.

A tramutare in feticcio la borsa dalla doppia G sono, come sempre, le belle e famose: Anne Hathaway e Elle Fanning l’hanno sfoggiata al loro arrivo a Cannes, l’una remixandola all’interno di una mise sixties, l’altra virando sulla sobrietà, affidando alla Blondie in pelle scamosciata l’unico tocco di colore di un insieme minimale e sottrattivo. E poi ancora; Alexa Chung che con la Blondie ha assicurato raffinatezza al total look Adidas X Gucci, o la nostra Benedetta Porcaroli che opta per il bianco in versione maxi in giro per le strade di Roma. Fan tra le più devote della maison fiorentina, non poteva mancare all’appello anche Dakota Johnson che integra la nuova it-bag a leggings e felpa cropped, in un cortocircuito urban/glam più che mai efficace.

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Dopo anni di dominio incontrastato delle sneakers, la borsa è tornata nel suo ruolo di oggetto aspirazionale della moda per eccellenza che però, oggi, deve fare i conti con più di una variabile per vedere sancito il passaggio ad icona. Lo spiega bene la rivista specializzata Business of Fashion che in un’indagine pubblicata a luglio, dal titolo “The new Era of Designer Bags: Redefining Leather Goods”, traccia i contorni del fenomeno al netto dei cambiamenti nelle abitudini d’acquisto dei consumatori moderni. Per le borse, quello attuale (nonostante la precarietà del periodo storico che stiamo vivendo), è un momento d’oro e si stima che le vendite continueranno a crescere anche nei prossimi anni. Eppure c’è un ma. La corsa alla it-bag del cuore non si fermerà ma la concorrenza tra le case di moda è feroce e al pubblico contemporaneo, più accorto e consapevole, il logo e il suo legame ad uno status symbol immediatamente riconoscibile, forse e diciamo forse, non basta più. Si guarda a sostenibilità e accessibilità e i marchi storici della moda dovranno essere abili nel trovare il giusto compromesso tra lusso e prezzo. Che è un po’ una contraddizione in termini ma le strategie, così vuole il mercato, s’han da trovare e il legame ad un passato glorioso del brand, simbolo di prestigio e autorevolezza, può essere sicuramente una via. Gucci e la sua Blondie, per tornare a noi, ne sono un esempio calzante, sintomo di come il remix del tempo che fu, quando ben fatto, abbia un valore da pagare (anche) a caro prezzo.