Quali sono i 5 pilastri dell'economia circolare?

2022-05-27 19:27:10 By : Ms. Anna Chow

Oggi 27 maggio 2022 - Aggiornato alle 21:00

Una mano tiene una S, simbolo sostenibilità ambientale- Credit: iStock

Risorse più sostenibili, prodotti che durano a lungo.

Negli ultimi anni tutti, gradualmente, abbiamo familiarizzato con il concetto di economia circolare. In sintesi si tratta di un modello di produzione e di consumo in cui il riutilizzo e il riciclo dei prodotti, per il maggior numero possibile di volte, è fondamentale.

L’obiettivo principale è ridurre la produzione di rifiuti, estendendo – per l’appunto - il ciclo di vita degli oggetti che utilizziamo quotidianamente e, una volta concluso questo ciclo di vita, riutilizzare (se possibile) i materiali di cui sono composti. Le attività di produzione e di consumo, dunque, sono sempre più pensate in modo che i nostri rifiuti possano diventare nuove risorse.

L’economia circolare è un insieme di principi molto diversi dai valori dominanti del secolo scorso. Rappresenta, infatti, la controparte del tradizionale modello economico lineare, che segue invece uno schema scandito dalle fasi del prelevare, produrre, usare e gettare.

Ciò che differenzia l’economia lineare da quella circolare risiede innanzitutto nella modalità in cui il valore viene creato e mantenuto all’interno del processo produttivo. Nell’economia lineare il valore di un prodotto è definito dal prezzo di vendita il quale, molto spesso, non tiene in considerazione la qualità né dei materiali con cui è stato realizzato, né del prodotto stesso, in termini di durabilità e di utilità nel tempo. In uno schema di economia lineare, quando il prodotto termina il suo ciclo di vita diventa automaticamente uno scarto, obbligando la catena produttiva a ripetere di continuo lo stesso schema.

L’economia lineare si basa sulla facile reperibilità di ingenti quantità di materiali e di energia, ad un costo contenuto. Nell’economia circolare, al contrario, il valore del prodotto viene mantenuto il più a lungo possibile e i prodotti, alla fine del loro ciclo di vita, vengono riutilizzati generando così nuovo valore.

Il modello di economia circolare è uno degli strumenti principali per contrastare i cambiamenti climatici e altri fenomeni di inquinamento e/o di impoverimento delle risorse. Si basa essenzialmente su cinque pilastri: sostenibilità delle risorse; prodotto come servizio; piattaforme di condivisione; estensione del ciclo di vita; recupero e riciclo.

Come appena accennato, il primo pilastro è la sostenibilità delle risorse: consiste nell’utilizzo di energia e materiali rinnovabili, riciclabili o biodegradabili in più cicli di vita. Il prodotto come servizio rappresenta una nuova idea del concetto di proprietà. L’azienda produttrice resta proprietaria del bene e lo offre in uso al cliente come servizio, noleggio o affitto.

Non si punta solo a vendere la proprietà di un oggetto. Basti pensare ai numerosi servizi di sharing (mezzi di trasporto, appartamenti, ecc.) o alla possibilità di noleggiare borse, abiti, ecc.

Le piattaforme di condivisione, invece, sono strumenti di collaborazione per favorire la cooperazione tra utenti e proprietari dei beni, aiutando così i consumatori a risparmiare e ad utilizzare nel modo migliore le risorse disponibili. Passiamo all’estensione del ciclo di vita. I prodotti vengono progettati con l’obiettivo di allungare il loro ciclo di vita, consentendo sia alle imprese che agli utenti di riparare e rigenerare i prodotti, in modo da evitare sprechi di materiali o di energia.

Attualmente, ad esempio, si parla molto del diritto alla riparazione, in particolare del disegno di legge che dovrebbe stabilire l'obbligo, a carico dei produttori di apparecchi elettronici, di rispettare criteri di progettazione e montaggio che rendano il prodotto facile da riparare anche al di fuori dei circuiti ufficiali.

Il quinto fondamentale pilastro dell’economia circolare è il recupero (e riciclo). L’obiettivo è creare cicli produttivi innovativi che consentano di eliminare gli scarti, puntando invece a recuperarli e riciclarli per poterli utilizzare nuovamente.

Puntare su un modello di economia circolare significa anche puntare sulla tracciabilità. Per tracciabilità s’intende la possibilità di individuare le fasi di produzione e commercializzazione della merce. In genere la tracciabilità inizia dal punto di origine della materia, per poi estendersi ai successivi processi di trasporto e trasformazione del bene finale.

Obiettivo della tracciabilità è fornire un’identità alla merce per conoscerne la storia ed i soggetti che hanno partecipato alla sua realizzazione. La tracciabilità di un bene può essere strutturata a diversi livelli di approfondimento.

In un modello di economia circolare - e soprattutto di salvaguardia delle risorse naturali - la tracciabilità di un bene o di un’intera filiera può essere un requisito indispensabile per garantire: il rispetto delle norme in materia di trattamento delle risorse (materiali, sottoprodotti, rifiuti); la lotta contro le frodi e la concorrenza sleale (quindi il rispetto dei requisiti ambientali e sociali); la qualità dei beni stessi; la tipologia di materiale presente (ovvero se da fonte rinnovabile, riciclato, biodegradabile o compostabile); la provenienza territoriale dei materiali e la localizzazione dei processi di trasformazione.

In un ambito più esteso, la tracciabilità può essere anche utilizzata come strumento per verificare la frequenza di utilizzo di un prodotto.

Partendo dai cinque pilastri dell’economia circolare, i campi di applicazione possono essere i più disparati. L’utilizzo di energie rinnovabili, ad esempio, è un fattore chiave per la realizzazione di prodotti circolari, incluso il modo in cui i componenti degli impianti rinnovabili vengono progettati, costruiti, gestiti e come viene affrontata la loro eventuale nuova vita.

Grazie ad un modello di “cantiere sostenibile” si possono infatti studiare misure per il riciclo integrale dei rifiuti o per il riuso delle acque reflue, mentre i materiali di risulta possono essere riutilizzati per creare strade o argini. Con il progetto New Life, ad esempio, il Gruppo Enel sta esaminando i possibili riutilizzi dei componenti degli impianti rinnovabili, una volta giunti a fine vita.

Le idee non mancano: sul tema delle batterie, ad esempio, sono già in corso studi per dare una seconda chance alle batterie dei veicoli elettrici, per fornire servizi alla rete o integrarle negli impianti di storage.

E ancora: abolire il concetto di obsolescenza programmata, riutilizzare gli pneumatici come gomma riciclata per campi da calcio e i pallet come elementi di arredamento urbano o outdoor.

Spesso sentiamo parlare di "economia circolare": ma che cosa significa?

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